Introduzione
Luigi Laviola
Qual è la terapia “migliore” per la persona con diabete di tipo 2? Questa domanda risuona costantemente nella mente di chi si dedica alla gestione delle persone con diabete, e che affronta, ogni giorno, la realtà dei nostri ambulatori con troppe richieste, con risorse troppo scarse, con amministrazioni troppo lontane. È un interrogativo che include e comprende i nostri “desideri insoddisfatti”: strategie di intervento che permettano di mantenere stabile nel tempo l’HbA1c, di preservare la funzione beta-cellulare, di agire con efficacia senza incrementare il peso corporeo, di prevenire le complicanze, di modulare il profilo di rischio cardiovascolare. La stagione esaltante che abbiamo la fortuna di vivere è stata caratterizzata negli ultimi 15 anni dalla immissione sul mercato di nuove classi di farmaci, sostenuti da solide evidenze scientifiche derivanti da trial di intervento e di outcome cardiovascolare e da studi di real world. Tuttavia, gli aggiornamenti progressivi delle linee guida, mai così rapidi e numerosi, hanno forse generato la sensazione che la terapia insulinica sia “passata di moda”, e che nella faretra di opzioni terapeutiche a disposizione del diabetologo del XXI secolo stia diventando sempre meno utile. Con questo numero monotematico, vorremmo condividere invece la convinzione che, nonostante i suoi anni, la terapia insulinica è ancora giovane, e rappresenta una risorsa importante per il trattamento della persona con diabete di tipo 2 in ogni fase della malattia. Una tragica conferma del ruolo centrale della terapia insulinica nel paziente instabile è arrivata nelle corsie dei centri COVID di tutto il mondo, in cui l’insulina ha rappresentato la prima scelta per la gestione efficace dell’iperglicemia. Ma prima e oltre le necessità dei pazienti ospedalizzati, la terapia insulinica si rivela oggi ancor più efficace e sicura grazie ai progressi tecnologici e biotecnologici che hanno messo a disposizione del diabetologo insuline con cinetiche di assorbimento sempre più vicine alla fisiologia della secrezione beta-cellulare, insieme a strumenti sempre più sofisticati e pratici per la somministrazione del farmaco ed il monitoraggio della glicemia. Tutto ciò consente un impiego versatile e adattabile, con la possibilità di intensificare, de-intensificare o interrompere la terapia seguendo l’evoluzione del quadro clinico. La disponibilità di nuovi analoghi consente inoltre il raggiungimento dei target con rischio ridotto di ipoglicemia, e l’associazione con altri antidiabetici permette di modulare e personalizzare il trattamento secondo le esigenze del paziente. In particolare, la combinazione dell’insulina con farmaci della classe degli agonisti del recettore del GLP-1 rappresenta l’opzione più moderna ed efficace nel panorama della terapia iniettiva del diabete di tipo 2, offrendo la massima potenza ipoglicemizzante, una notevole riduzione degli effetti collaterali, e la possibilità di modificare la storia naturale della malattia grazie alla documentata protezione cardio-renale. I diversi capitoli di questa monografia affronteranno tutte queste tematiche, con l’auspicio che, a 100 anni dalla sua scoperta, l’insulina possa rappresentare un’ulteriore opportunità per una diabetologia moderna, attenta all’ottimizzazione dei risultati, ma anche alla personalizzazione della terapia e al miglioramento della qualità di vita del paziente diabetico, per il presente e per il futuro.
Sommario
Il place in therapy della terapia insulinica nel trattamento dei pazienti con diabete di tipo 2
Gloria Formoso e Luigi Laviola
La terapia insulinica nell’era delle Real World Evidence
Raffaele Napoli, Natalino Simioni, Gian Paolo Fadini e Concetta Irace
L’emergenza COVID-19 e i cambiamenti nella gestione del paziente in terapia insulinica
Ilaria Dicembrini e Antonio Carlo Bossi
Concetta Irace