Silvia Pellegrini, Elisa Cantarelli, Valeria Sordi, Rita Nano, Lorenzo Piemonti
Diabetes Research Institute, IRCCS Istituto Scientifico San Raffaele, Milano
Riassunto
Nei pazienti con diabete di tipo 1 (T1D) le β-cellule sono selettivamente distrutte da un attacco autoimmune. La loro sostituzione con nuove cellule che producono insulina costituisce una possibile cura per il diabete. Il campo del trapianto di isole ha compiuto, negli ultimi 15 anni, enormi passi avanti: dalla rivoluzione del protocollo di Edmonton nel 2000, infatti, sono stati riportati progressi sia nella sopravvivenza che nel funzionamento delle isole trapiantate mediante l’utilizzo di nuove strategie mirate a migliorare l’attecchimento del tessuto nel ricevente e di nuove terapie immunosoppressive sempre più efficaci. Tuttavia la disponibilità di organi da donatore e la necessità di una terapia immunosoppressiva per il ricevente rimangono forti limitazioni a un più ampio utilizzo di questo approccio. Di conseguenza, l’impegno e gli investimenti nella ricerca di fonti alternative di cellule che producono insulina sono ingenti. Un’alternativa in campo da decenni ma con nuove recenti prospettive è l’uso di cellule da donatori non umani, come i maiali. Anche indurre la proliferazione di β-cellule preesistenti è un’opzione interessante, che ha recentemente visto accendersi nuove speranze con lo sviluppo di nuove linee β-cellulari umane. Tuttavia, al momento, il candidato più promettente per la sostituzione β-cellulare è la cellula staminale. Questa infatti costituisce una potenziale fonte di β-cellule infinita e di facile accesso. In particolare, l’ottimizzazione delle strategie in vitro per differenziare le cellule staminali embrionali umane (ESC) in cellule β mature che secernono insulina ha compiuto notevoli progressi e ha recentemente portato alla prima sperimentazione clinica per il trattamento del T1D con le cellule staminali. Infine, la dimostrazione che è possibile derivare cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC) umane da cellule somatiche, ha prospettato la possibilità che una quantità sufficiente di cellule β possa essere ottenuta direttamente dal paziente stesso attraverso riprogrammazione e differenziazione cellulare, suggerendo che nel futuro sarà possibile effettuare una terapia cellulare senza necessità di immunosoppressione.