Alterazioni della vitalità e della funzione del pool delle cellule progenitrici cardiache possono contribuire alla cardiomiopatia nel diabete. La sicurezza cardiovascolare degli inibitori della DPP-4 è stata dimostrata in numerosi trial di intervento. D’altra parte, studi sperimentali preclinici e trial nell’uomo indicano che la terapia con pioglitazone possa determinare effetti benefici non solo sul compenso metabolico, ma anche su fattori di rischio cardiovascolare. L’obiettivo del presente studio consiste nel valutare gli effetti di alogliptin e pioglitazone, da soli o in combinazione, sulla vitalità delle cellule progenitrici cardiache umane (hCPC), isolate a partire da biopsie dell’auricola destra, in seguito alla esposizione al palmitato (0,25 mM per 16 h). Il palmitato induce nelle hCPC apoptosi, valutata mediante saggio ELISA (p<0,05), e autofagia, evidenziata attraverso l’incremento dei livelli proteici di LC3-II e beclin-1 (p<0,05). Il pretrattamento con alogliptin (10 µM) da solo o in combinazione con pioglitazone (10 µM) per 1 h prima dell’esposizione al palmitato riduce l’incremento dell’apoptosi (p<0,05). Inoltre, alogliptin e pioglitazione, da soli o in combinazione, consentono una riduzione dei livelli di autofagia quando aggiunti alle hCPC 1 h prima del trattamento col palmitato (p<0,05). In conclusione, il palmitato induce apoptosi e autofagia nelle hCPC e alogliptin, pioglitazone e la loro combinazione sono grado di prevenire queste alterazioni. Pertanto, gli inibitori della DPP-4 e i tiazolidinedioni utilizzati da soli o in combinazione possono ridurre il danno lipotossico nel tessuto cardiaco preservando il compartimento di cellule staminali del miocardio.