Una relazione paradossa fra obesità e mortalità è stata dimostrata in patologie croniche, tra cui il diabete (DM), ed attribuita a bias metodologici, incluso l’uso del BMI per definire l’obesità. Questo studio ha confrontato il BMI e misure surrogate di adiposità centrale come predittori indipendenti di mortalità per tutte le cause nel DM di tipo 2 (DM2). Il RIACE Italian Multicenter Study è uno studio prospettico di coorte che ha arruolato 15,773 pazienti con DM2 nel 2006-2008. Al basale sono stati misurati peso, altezza e, in 4618 soggetti, circonferenza vita (CV), da cui sono stati calcolati BMI, rapporto CV:altezza (WHtR), e indice di forma corporea (ABSI). Lo stato in vita al 31.10.2015 è stato accertato per oltre il 99% dei pazienti. Il rischio di morte aggiustato per età e sesso era significativamente maggiore nei soggetti sottopeso (1.729 [1.193-2.505), P=0.004), obesi di grado II (1.214 [1.058-1.392), P=0.006) e obesi di grado III (1.703 [1.402-2.068), P<0.0001), simile negli obesi di grado I (0.950 [0.864-1.045), P=0.292) e minore nei sovrappeso (0.842 [0.775-0.915), P<0.0001), rispetto ai normopeso. Aggiustando ulteriormente per fumo, attività fisica (AF) e comorbilità, il rischio diventava significativamente minore anche nei soggetti obesi di grado I rispetto ai normopeso. La relazione tra BMI e mortalità non cambiava né escludendo sequenzialmente i fumatori (ex ed attuali), i soggetti con comorbilità e quelli deceduti entro 2 anni dall’arruolamento, né analizzando separatamente i soggetti al di sotto e al disopra dell’età mediana. Una relazione paradossa si osservava tra i soggetti inattivi o moderatamente inattivi, ma non tra quelli moderatamente o altamente attivi, e quando si usava la CV, ma non il WHtR e soprattutto l’ABSI come misure surrogate di adiposità centrale. Questi dati del RIACE indicano che, nel DM2, il paradosso dell’obesità (o meglio del sovrappeso) può essere in parte spiegato dall’effetto confondente dell’AF, presumibilmente attraverso il suo impatto su massa magra e fitness cardiorespiratoria, sebbene non si possa escludere un effetto protettivo di un modesto accumulo di grasso sottocutaneo. Il WHtR e soprattutto l’ABSI predicono il rischio di morte associato all’obesità centrale meglio della CV.