La prevalenza delle complicanze micro- e macro-vascolari al momento della diagnosi del diabete tipo 2 (T2D) e la relazione con funzione beta-cellulare e sensibilità insulinica sono attualmente poco note. In 712 soggetti inclusi nel Verona Newly-Diagnosed Type 2 Diabetes Study, affetti da T2D di nuova diagnosi, negativi per Ab antiGAD65 e senza trattamento ipoglicemizzante sono stati misurati: sensibilità insulinica (IS) mediante clamp; funzione beta-cellulare (BF) con analisi modellistica di 5h-OGTT; complicanze microvascolari (MIC) quali retinopatia diabetica, neuropatia cardiovascolare autonomica, neuropatia sensitivo-motoria (SMN, con biotesiometro e riflessologia tendinea), eGFRMDRD30 mg/24h; complicanze macrovascolari (MAC), definite come anamnesi positiva per IMA/ictus, ECG indicativo di ischemia, stenosi significativa alle arterie degli AAII e/o stenosi carotidea >40% all’ecografia. Le soglie considerate per definire ridotta BF e IS erano il 25° percentile delle stesse misure stimate in soggetti non diabetici rispettivamente in GENFIEV (n=340) e GISIR (n=386). La prevalenza di MIC e MAC era pari a 48.2% e 18.6%, rispettivamente. La MIC più frequente era SMN (28.5%), mentre tra le MAC il precedente anamnestico di malattia cardiovascolare era la categoria maggiormente rappresentata (11%). La prevalenza dei difetti combinati di BF e IS era pari a 78.9%, mentre quella di disfunzione beta-cellulare e insulino-resistenza isolate era pari a 10.8% e 8.8%, rispettivamente. I pazienti con MIC e/o MAC non differivano rispetto ai pazienti senza complicanze per quanto riguarda la distribuzione delle categorie di difetto patogenetico. In analisi di regressione logistica multivariata, la presenza di ridotta IS (assieme a età, sesso maschile e smoke) era predittore indipendente di MAC (ma non MIC), dopo aggiustamento per BMI, pressione arteriosa, C-LDL e HbA1c. Il difetto di BF non è risultato essere predittore indipendente né di MIC né di MAC. Questo studio dimostra che le complicanze vascolari sono presenti già al momento della diagnosi di T2D in un significativo numero di pazienti ed evidenziano l’importanza clinica di uno screening sistematico già nelle primissime fasi di sviluppo della malattia.