Background: I CVOT SUSTAIN-6 (Semaglutide iniettiva) e PIONEER-6 (Semaglutide orale) hanno mostrato come il trattamento con Semaglutide sia associato a comprovati benefici renali. Tuttavia, ci sono ancora pochi studi di real-world che supportano questi dati. Potrebbe essere interessante chiarire il ruolo di questa molecola sulla protezione renale, rispetto agli altri farmaci attualmente disponibili. L’obiettivo di questa analisi è stato confrontare il declino della funzione renale, espresso come riduzione di eGFR, in paziente affetti da diabete mellito tipo 2 a distanza di un anno dall’inizio del trattamento con Semaglutide o terapia standard (ad esclusione degli SGLT2i). Metodi: Questo studio retrospettivo osservazionale è stato condotto presso la UOC di Endocrinologia e Metabolismo di Pescara; sono stati raccolti dati su 90 pazienti che hanno iniziato trattamento con Semaglutide iniettiva e su 73 pazienti che hanno iniziato trattamento con terapia standard (non SGLT2i); nei due gruppi l’età media (63.1±8.9 vs 63.04±5.7) e la funzione renale (eGFR medio 79.4±23.4 vs 78.4±23.4 mL/min/1.73m2) erano sovrapponibili. Per tutti i pazienti è stato valutato il cambiamento di eGFR ad un anno dall’inizio del trattamento, mediante regressione lineare longitudinale. Risultati: nel gruppo di pazienti trattati con Semaglutide, ad un anno dall’inizio del trattamento, è stato evidenziato un valore di eGFR conservato rispetto al baseline (0.63 (-1.64;2.9) mL/min/1.73m2, p=0.58); mentre nel gruppo di pazienti trattati con terapia standard, ad un anno dall’inizio del trattamento, è stata riscontrata una riduzione dell’eGFR, tuttavia non significativa, rispetto al baseline (-1.54 (-4.66;1.57) mL/min/1.73m2, p=0.326). Conclusioni: Nella nostra analisi, il trattamento con Semaglutide sembra preservare la funzione renale, mostrando un lieve aumento, non significativo, del filtrato renale a distanza di un anno dall’inizio della terapia; si evidenzia un’importante differenza rispetto al gruppo di controllo, trattato con terapia standard, che mostra una considerevole tendenza verso la riduzione dell’eGFR.