Premessa: La pandemia da SARS-CoV-2 è stata caratterizzata da periodi di riduzione dei servizi ospedalieri, soprattutto in corrispondenza del lockdown nei mesi di marzo, aprile e maggio. In questo contesto è fondamentale valutare l’impatto della pandemia sulla gestione delle malattie croniche e sugli esiti clinici dei pazienti stessi. Materiali e metodi: è stato condotto uno studio osservazionale di coorte retrospettivo. Due coorti di prevalenti per diabete, una al primo gennaio 2019, l’altra al primo gennaio 2020, sono state confrontate su un periodo di follow-up di un anno, relativamente a prestazioni ricevute, farmaci erogati ed esiti di esami di laboratorio. Per l’individuazione dei soggetti affetti dalla malattia si è fatto riferimento alla banca dati Malattie croniche (MaCro) dell’Agenzia regionale di sanità della Toscana. Per le prestazioni sanitarie e i farmaci erogati si è fatto riferimento ai flussi sanitari e amministrativi regionali; i valori dell’emoglobina glicata sono stati invece ottenuti da dati di laboratorio disponibili per tutta la regione. Risultati: Nel 2019, 157.598 su 229.939 (68%) residenti in Toscana, ultra40enni e prevalenti per diabete al primo gennaio, hanno avuto durante l’anno almeno un’HbA1c con esito registrato. Il numero di assistiti per il 2020 scende a 135.558 (-13,98%), un calo attribuibile alla riduzione di erogazioni di prestazioni sanitarie che ha caratterizzato l’anno nei periodi di maggiori restrizioni e di lockdown. Nel 2020, rispetto al 2019, si ha una riduzione del numero visite di controllo. Durante l’anno si sono alternati periodi di riduzione ed aumento delle visite ed esami, corrispondenti a momenti di maggiore e minore impatto della pandemia. Le prescrizioni farmaceutiche non hanno subito importanti variazioni, anche grazie all’utilizzo della ricetta elettronica dematerializzata. I livelli di HbA1c sono aumentati durante la prima e la seconda ondata ma le variazioni sono state contenute. Conclusioni: Nella gestione degli assistiti affetti da diabete, il sistema sanitario ha mostrato un certo grado di resilienza durante il primo anno di pandemia. I risultati mettono in luce aspetti importanti che richiedono ulteriori approfondimenti e studi che integrino le informazioni dai flussi sanitari correnti con quelle da cartelle cliniche e dati di laboratorio.