Studi recenti suggeriscono che gli inibitori del co-trasportatore sodio/glucosio tipo 2 (SGLT-2i) possano contrastare lo sviluppo e la progressione della steatosi epatica non-acolica. Rimane da chiarire se tale fenomeno sia indipendente dal loro effetto benefico sulla glicemia e sul peso corporeo. In questo lavoro, abbiamo valutato gli effetti del trattamento con l’SGLT-2i dapagliflozin (DAPA) vs sitagliptin (SITA), inibitore della dipeptidil peptidasi-4, sul grado di steatosi e fibrosi epatica in 20 soggetti con diabete mellito di tipo 2 (DM2), inadeguatamente controllato dalla monoterapia con metformina. I partecipanti allo studio sono stati randomizzati a ricevere DAPA 10 mg/die (n=12) o SITA 100 mg/die (n=8) per 6 mesi. Al basale e dopo un follow-up di 3 e 6 mesi, i soggetti sono stati sottoposti a caratterizzazione clinica ed elastografia epatica con misurazione dell’indice CAP e della stiffness epatica per la valutazione rispettivamente del grado di steatosi e fibrosi epatica. Dopo 3 mesi di trattamento, entrambi i gruppi presentavano una simile riduzione di peso corporeo, circonferenza addome, glicemia e HbA1c. Rispetto al basale, nei soggetti trattati con DAPA per 3 mesi si osservava una diminuzione dei markers di danno epatico ALT e GGT (-30%) e dei livelli di insulino-resistenza epatica valutata mediante l’indice HOMA-IR (-50%). Contrariamente al gruppo SITA, i soggetti trattati con DAPA esibivano una significativa riduzione dei valori di CAP (da 312±34 a 297±30 dB/m, P=0.04) e di stiffness epatica (da 7.1±1.5 a 6.1±1.4 kPa, P=0.05). Dopo 6 mesi, le variazioni di peso corporeo, circonferenza addome e HbA1c, rispetto al basale, erano simili tra i gruppi. I soggetti trattati con DAPA per 6 mesi esibivano ridotti livelli di ALT e GGT (-40%), HOMA-IR (-50%) e un significativo decremento dell’indice CAP (da 312±34 a 290±27 dB/m, P=0.04) e della stiffness epatica (da 7.1±1.5 a 5.9±1.3 kPa, P=0.04) rispetto al basale. Al contrario, i parametri biochimici ed elastografici di danno epatico non presentavano significative variazioni nel gruppo SITA. In conclusione, i nostri dati dimostrano che il trattamento con dapagliflozin riduce la steatosi e la fibrosi epatica nei pazienti affetti da DM2, indipendentemente dal controllo glicemico e del peso corporeo.