Diversi studi hanno evidenziato il ruolo pro-aritmico dell’ipoglicemia nei pazienti con diabete mellito. Scopo dello studio è stato di valutare se, in pazienti non diabetici, l’ipoglicemia potesse, di per se”, determinare alterazioni della conduzione cardiaca. Sono stati arruolati, 126 soggetti normotolleranti (NGT) e senza precedenti disturbi del ritmo cardiaco. Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad esami della funzione tiroidea, ECG di superficie e ecocardiogramma. Dopo 8 ore di digiuno, è stato effettuato una curva da carico orale di glucosio (OGTT) a 5 ore, con determinazione della glicemia ad intervalli di 30 minuti. Contestualmente all’OGTT, è stato effettuato monitoraggio elettrocardiografico mediante HolterECG. L’OGTT veniva interrotto in seguito alla comparsa di segni e/o sintomi tipici dell’ipoglicemia e/o il riscontro di valori di glicemia capillare <= 60 mg/dL. Dei 126 soggetti arruolati, 22 sono stati esclusi perché presentavano diversi gradi di disglicemia. Nei 78 soggetti (57F/21M) che erano normotolleranti al basale e dopo 2 ore all’OGTT, e che presentavano ipoglicemia durante curva da carico, l’analisi ECGgrafica in corso di ipoglicemia, ha evidenziato un allungamento significativo del QTc (410 ± 24 msec vs 452 ± 23 msec, P<0.0001), che perdurava fino a 30 minuti dopo il ritorno all’euglicemia. In corso di ipoglicemia si osservavano inoltre alterazioni del tratto ST, modificazione dell’onda T, presenza di TSV, extrasistolia atriale e un episodio di arresto sinusale. L’analisi dell’HRV non evidenziava in corso di ipoglicemia, rispetto al basale, modificazioni significative della componente a bassa frequenza (LF) (63.3 ± 15.8 vs 66.6 ± 12.7, P=0.1), mentre mostrava un aumento significativo della componente ad alta frequenza (HF) (23.9 ± 9 vs 35.1 ± 13, P<0.0001) con una modificazione significativa del rapporto LF/HF (2.64 ± 0.9 vs 1.95 ± 1, P<0.0001). Nei 26 soggetti che non presentavano l’ipoglicemia in corso di OGTT, non si osservavano modificazione del QTc o dell’HRV. In conclusione, i nostri dati sembrano indicare che anche nei soggetti normotolleranti, l’ipoglicemia è capace di indurre alterazioni della conduzione cardiaca e quindi avere un potenziale effetto pro-aritmico