Background: Il termine MODY (Maturity Onset Diabetes of the Young) indica un disturbo monogenico caratterizzato da una forma di diabete non insulino-dipendente ereditata in modo autosomico dominante, con insorgenza prima dei 25 anni di età. Sono stati identificati più di 14 sottotipi genetici di MODY. Una corretta diagnosi è essenziale perché porta a un trattamento ottimale dei pazienti e consente di eseguire test genetici di screening per i loro familiari asintomatici. Metodo: Riportiamo il caso di una paziente di 30 anni, con un BMI di 24 Kg/m2 e una storia familiare positiva per diabete di tipo due. Nel 2007 è stata posta diagnosi di diabete mellito, da allora la paziente è in cura presso il nostro ambulatorio; nel corso degli anni ha manifestato un graduale peggioramento del compenso glicemico accompagnato da diversi cambiamenti terapeutici. Pertanto, è stato posto il sospetto di un possibile MODY. Risultati: Considerati la presentazione fenotipica molto variabile, l’esordio in età giovanile, la mancanza degli anticorpi anti-GAD e anti-insula, la storia familiare positiva per diabete e l’assenza di obesità, nel 2020 la paziente ha eseguito la diagnosi molecolare che ha rivelato la presenza di due varianti in eterozigosi nei geni RFX6 e BLK, con significato clinico incerto. La variante del gene RFX6 è stata identificata nel genoma della madre e la variante del gene BLK nel genoma del padre, entrambi senza alterazioni del metabolismo del glucosio. Conclusioni: Questo caso di doppia eterozigosi nei geni RFX6/BLK, identificati in una paziente con iperglicemia, dimostra la presentazione clinica molto variabile e l’evoluzione dal follow-up senza terapia fino all’inizio del trattamento con insulina. Secondo i criteri clinici già stabiliti, sospettare il MODY e indirizzare i pazienti verso l’analisi genetica ha un ruolo fondamentale nel distinguere i vari casi di MODY per poter ridurre le complicanze e per migliorare il controllo della patologia con il trattamento e il follow-up più appropriati. Dall’altro lato, man mano che il sequenziamento del DNA diviene realtà, una delle principali barriere ai test genetici verrà rimossa e la nuova sfida sarà l’assegnazione della patogenicità alle nuove varianti scoperte.