La sindrome metabolica (MetS) è una condizione clinica caratterizzata da un insieme di alterazioni metaboliche associate ad un aumentato rischio di diabete tipo 2 (DM2) e malattie cardiovascolari (CVD). In soggetti con DM2 è stato osservato un ridotto metabolismo miocardico di glucosio (MrGlu), fattore di rischio per lo sviluppo di CVD. Non è ancora completamente noto se anche i soggetti con MetS presentano insulino-resistenza cardiaca. Per chiarire questo dubbio, abbiamo valutato il MrGlu miocardico in 35 soggetti suddivisi in 3 gruppi: 1) soggetti non diabetici senza MetS (n=10), soggetti con DM2 e MetS (n=19), e soggetti con DM2 senza MetS (n=6). Il MrGlu miocardico è stato valutato attraverso 18F-FDG-PET cardiaca dinamica combinata con il clamp euglicemico iperinsulinemico che ha consentito di stimare anche la sensibilità insulinica periferica, corretta per massa magra (MFFM). Il 18F-FDG è stato somministrato a distanza di 60 minuti dall’inizio dell’infusione di insulina, tempo in cui si raggiungeva lo steady-state, e il clamp proseguiva fino al termine delle scansioni PET. La stima di MRGlu è stata poi effettuata attraverso il modello di Patlak, una tecnica molto diffusa formata da uno strumento grafico specifico per l’analisi delle immagini cardiache (PCARD) analizzate in un software PMOD. Dopo correzione per sesso ed età, i soggetti con DM2 e MetS presentavano una significativa riduzione di MrGlu miocardico (10.5±9.04 mmol/min/100g) rispetto sia ai soggetti non diabetici controllo (32.9±9.7 mmol/min/100g; P<0.0001) sia ai soggetti con DM2 senza MetS (25.15±4.92 mmol/min/100g; P=0.01). Inoltre, MRGlu miocardico si riduceva progressivamente con l’aumentare del numero delle componenti di MetS. Correlazioni univariate hanno evidenziato che MrGlu era correlato positivamente con MFFM (r= 0.488, P=0.003), e inversamente correlato con la presenza di MetS (r= -0.743, P<0.0001) e con ogni sua componente individuale. In conclusione, questi dati suggeriscono che la sindrome metabolica può aggravare l’insulino resistenza cardiaca in soggetti con diabete tipo 2.