Background: il DCCT ha dimostrato che il rischio di complicanze microvascolari aumenta con l’incrementare dell’HbA1c. Tuttavia, a parità di HbA1c possono essere presenti escursioni glicemiche importanti e non facilmente identificabili: questo potrebbe essere un fattore di rischio indipendente aggiuntivo per lo sviluppo di retinopatia e nefropatia. Non essendoci sufficienti studi che evidenzino la correlazione tra variabilità glicemica e CAN, scopo del lavoro è valutare tale associazione in una coorte di pazienti affetti da diabete mellito tipo 1 (T1DM). Materiali e Metodi: è stata studiata la variabilità glicemica in 19 pazienti affetti da T1DM, afferenti all’ambulatorio di Diabetologia, Policlinico Universitario Duilio Casula di Monserrato, tramite un sensore posizionato per 14 giorni nella parte superiore del braccio, che ha misurato costantemente i livelli di glucosio nei fluidi interstiziali (FGM). Risultati: per caratteristiche della popolazione e risultati vedi Tabella 1. Non si evidenziano differenze di HbA1c tra affetti e non affetti da CAN (p= 0.51), dato osservato anche tra terapia con microinfusore (CSII) vs multi-iniettiva (MDI). I pazienti in MDI presentano un rischio 7.7 volte superiore di sviluppare CAN rispetto ai pazienti con CSII, se corretto per anni di malattia (OR 7.720; CI 1.351-44.124). Il compenso glicemico non è determinante nello sviluppo della CAN, mentre la terapia con CSII avrebbe un ruolo protettivo nel suo sviluppo. Tramite gli indici di variabilità glicemica più usati, si è cercata una possibile correlazione tra variabilità glicemica e CAN, ma nessuno di questi indici differisce significativamente tra pazienti affetti e non affetti e tra pazienti in terapia con CSII e quelli in MDI. Conclusioni: i nostri dati sono penalizzati dal campione esiguo e dal breve periodo di osservazione; inoltre, ad oggi non esiste un gold standard per la descrizione della variabilità glicemica. Il nostro studio conferma i vantaggi del CSII nella gestione del diabete, nella prevenzione delle complicanze e l’importanza dell’automonitoraggio glicemico. Tramite il FGM il paziente ha maggiore consapevolezza delle escursioni glicemiche e della malattia nel suo complesso: tale presa di coscienza, a prescindere dalla modalità di somministrazione insulinica, ha un impatto decisivo nella gestione della malattia.