Background: È noto come la terapia con SGLT2 inibitori determini una riduzione della mortalità cardiovascolare e dell’ospedalizzazione per scompenso cardiaco in pazienti con diabete di tipo 2. Molti meccanismi sono stati ipotizzati come responsabili di questo effetto protettivo, tra questi una riduzione del volume del tessuto adiposo epicardico, il cui incremento attraverso il rilascio di citochine influisce negativamente sull’aterogenesi coronarica e sulla funzione cardiaca. Inoltre, in modelli murini l’inibizione di SGLT2 è stata associata alla trasformazione (browning) del tessuto adiposo bianco (WAT- White Adipose Tissue) in tessuto adiposo bruno (BAT- Brown Adipose Tissue). Metodi: 16 pazienti con diabete di tipo 2 e cardiopatia ischemica cronica sono stati randomizzati a dapagliflozin o a placebo. L’uptake di glucosio sistemico, epicardico ed infrarenale sono stati analizzati mediante PET con FDG durante clamp euglicemico iperinsulinemico, prima e dopo un mese di trattamento. Risultati: Il trattamento con dapagliflozin ha determinato un aumento non significativo della sensibilità insulinica (p=0.06), una riduzione dell’uptake di glucosio epicardico (p=0.05), seppur con riduzione dello spessore epicardico (p=0.03) e un aumento dell’uptake di glucosio infrarenale (p=0.05) senza modifiche significative dello spessore (p=0.3). Conclusioni: Questi dati suggeriscono una riduzione del tessuto adiposo epicardico aterogeno e un aumento del browning mediante trattamento con dapagliflozin nell’uomo, questo potrebbe spiegare l’aumento del dispendio energetico comunemente osservato in corso di trattamento con SGLT2 inibitori, tradizionalmente collegato al defict calorico glicosuria-indotto, e rafforza il ruolo di queste molecole nell’ambito delle terapie di cardioprotezione e anti-obesità. Il meccanismo molecolare non è noto ma non è escluso possa esserci un effetto diretto sui livelli di SIRT1 e FGF21 che si associano al processo del browning.