Non è chiaro se l’aumento dell’attività fisica (AF) abituale sia efficace nel preservare la funzione β-cellulare in pazienti con diabete di tipo 2 (DM2). Nell’Italian Diabetes and Exercise Study_2 (IDES_2), un counseling comportamentale ha prodotto incrementi modesti, seppur sostenuti nel tempo (~6 min/die), dell’AF di intensità moderato-vigorosa (AFMV), come peraltro già rilevato in interventi volti a promuovere il cammino. Tuttavia, nell’IDES_2, ciò si associava a diminuzioni del tempo sedentario (TS) e aumenti reciproci dell’AF di lieve intensità (AFL) di entità maggiore (~0.8 ore/die). Questa analisi post hoc dell’IDES_2ha valutato l’impatto dell’intervento e delle modifiche da esso prodotte in termini di AF e TS sulla funzione β-cellulare e la sensibilità insulinica. L’IDES_2, ha reclutato 300 pazienti fisicamente inattivi e sedentari, che sono stati randomizzati 1:1 a ricevere un counseling teorico-pratico di un mese, una volta l’anno per 3 anni, o generiche raccomandazioni su AF/sedentarietà. Il metodo HOmeostatic Model Assessment (HOMA) 2 è stato utilizzato per calcolare indici di funzione β-cellulare (HOMA-B%), sensibilità (HOMA-S%) e resistenza (HOMA-IR) insulinica a partire dai livelli a digiuno di glucosio e insulina o C-peptide. Sono stati calcolati anche il QUICKI e il disposition index (DI) con la formula: HOMA-β%/HOMA-IR. Nel gruppo di controllo, l’HOMA-B% e il DI diminuivano, mentre nel gruppo di intervento l’HOMA-B% rimaneva stabile e l’HOMA-S%C-pep e il DI aumentavano significativamente, con differenze significative tra i 2 gruppi in tutti gli indici, tranne l’HOMA-S%Ins e l’HOMA-IRIns (Figura 1). Le modifiche di HOMA-B% e DI correlavano inversamente con quelle del TS e direttamente con quelle di AFMV, AFL, e volume totale di AF. Le modifiche del BMI (o della circonferenza vita) erano indipendentemente associate con quelle di tutti gli indici, sia di funzione β-cellulare che di sensibilità insulinica, mentre le modifiche di TS (o AFL) e AFMV erano predittori indipendenti di quelle di HOMA-B% e DI, rispettivamente. Questi dati dimostrano che, in pazienti con DM2, incrementi modesti, ben al di sotto del target, dell’AFMV sono efficaci nel preservare la funzione β-cellulare, purché quantità sufficienti di TS siano riallocate ad AFL.