L’obesità è un fattore di rischio indipendente per malattie cardiovascolari (CV) e diabete mellito di tipo 2 (DM2). Un particolare fenotipo di obesi (obesi metabolicamente sani, MHO), è caratterizzato da un favorevole profilo infiammatorio e metabolico. È noto che il danno d’organo subclinico (target organ damage, TOD), rappresenta un predittore indipendente di eventi CV e vi sono dati contrastanti circa l’associazione tra fenotipo MHO e marcatori di TOD. Scopo del presente studio è stato quello di valutare la prevalenza di TOD in soggetti MHO confrontandoli con i soggetti obesi metabolicamente non sani (MUHO). Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad OGTT con calcolo dell’indice di sensibilità insulinica Matsuda. Da una coorte iniziale di 796 obesi (BMI >=30 kg/m2), dopo stratificazione per quartili di Matsuda, sono stati considerati come MHO i soggetti nel primo quartile e come MUHO quelli nel quarto quartile. Vi erano 182 maschi e 216 femmine, età media 47.7±14.5 anni, i diabetici ed i soggetti ipertesi in trattamento farmacologico al momento dell’arruolamento sono stati esclusi dallo studio. La ricerca del danno vascolare è stata effettuata attraverso la misurazione della stiffness arteriosa mediante pulse wave velocity (PWV) ottenuta con metodo tonometrico (SphygmoCor) e lo spessore medio-intimale carotideo (SMI-c) mediante ultrasonografia. I soggetti MHO hanno mostrato, rispetto ai soggetti MUHO, un miglior profilo metabolico ed emodinamico. Durante OGTT, i soggetti MHO mostravano un andamento metabolicamente più favorevole dell’area sotto la curva (AUC) glicemica e insulinemica rispetto ai MUHO (AUC-glicemia 254.4±53.3 vs 339.0 ±78.7; p <0.0001; AUC-insulinemia 113.5±54.7 vs 351.2±143.9; P<0.001). Analogamente, i valori medi di PWV (6.9±1.8 vs 7.9±2.1; P=0.017) e SMI-c (0.6±0.3 vs 0.8±0.2; P<0,0001) erano significativamente inferiori e quelli del filtrato glomerulare significativamente più elevati (112.1±28.7 vs 94.4±13.7 ml/min/1.73m2; p<0.0001) nei soggetti MHO. In conclusione, il fenotipo MHO presentava un miglior profilo metabolico ed un più basso grado di danno vascolare e renale rispetto a quello MUHO con un possibile risvolto prognostico in termini di rischio cardiometabolico.