Rosa Spinelli, Giuseppe Cacace, Michele Campitelli,
Augusta Moccia, Francesco Beguinot
URT GDD-IEOS, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Napoli; Dipartimento di
Scienze Mediche Traslazionali, Università Federico II, Napoli
SOMMARIO
I meccanismi epigenetici contribuiscono allo sviluppo ed al funzionamento di tutte le cellule. Per esempio, i processi di differenziamento cellulare, che avvengono durante lo sviluppo embrionale e si concludono poco prima della nascita, sono guidati da continue modifiche epigenetiche: cellule con lo stesso genotipo si trasformano in cellule con profili di espressione genica differenti e, quindi, con funzioni diverse, trasmissibili mitoticamente. L’ambiente intrauterino, influenzato dallo stile di vita materno, funge da ulteriore trigger, guidando l’ontogenesi embrionale in una fase in cui il materiale genetico è particolarmente duttile. Nella stessa prospettiva possono essere considerati i processi di accrescimento, di mantenimento e di invecchiamento, dove però le modificazioni epigenetiche, in gran parte tessuto specifiche, consentono una fisiologica espressione genica, che è anche funzione dell’età biologica dell’individuo. In generale, la nostra macchina biologica riceve e fa proprie sollecitazioni esterne, che sono integrate alle informazioni fissate nella sequenza nucleotidica del DNA (genoma), e risponde ad esse in maniera adeguata (epigenoma), mantenendo l’omeostasi fisiologica. Quando il controllo sfugge e l’omeostasi viene danneggiata, lo scenario cambia e può innescarsi un percorso patologico.
Studi condotti sull’uomo ed in modelli animali hanno dimostrato che alterazioni dell’ambiente intrauterino, interferendo con lo sviluppo fetale, possono influenzare la suscettibilità del nascituro all’insorgenza di malattie croniche non diffusibili, tra cui l’obesità ed il diabete tipo 2. Infatti, è stato dimostrato che alterazioni dell’epigenoma in risposta a fattori ambientali in utero, quali nutrienti, stress, interferenti endocrini ed inquinanti, possono indurre cambiamenti a lungo termine nella struttura e nella funzione degli organi, predisponendo così il neo-nato all’insorgenza di diabete tipo 2 nella vita adulta.