Carissime socie e carissimi soci della Società Italiana di Diabetologia,
in questi giorni concludo il mandato presidenziale biennale che mi è stato conferito 4 anni fa dal Consiglio Direttivo dopo che voi mi avete eletto all’interno dello stesso in occasione del Congresso di Torino del 2012. Da Bologna 2014 a Rimini 2016 è stata per me una corsa a perdifiato per cercare di assolvere il compito assegnatomi e per esprimere la vision e la mission della SID in tutti gli ambiti: scientifico, didattico, clinico, politico, divulgativo. Ci ho provato sempre, qualche volta con risultati che qualcuno ha apprezzato, altre volte con risultati che non hanno soddisfatto neppure me. In tutti i casi ci ho provato con entusiasmo e con l’intendimento di fare qualcosa di utile alla nostra società, alla comunità diabetologica italiana nel suo complesso e alle persone con diabete che vivono in questo Paese.
Sono stati due anni molto intensi, durante i quali ho trascurato, e mi scuso per questo, i miei cari e la mia seconda famiglia, cioè i miei colleghi e collaboratori a Verona. Due anni in cui ho avuto la fortuna di avere con me in Consiglio Direttivo amici che non si sono mai risparmiati nel servire la nostra società. Colleghi valorosi che hanno manifestato una dedizione per la SID encomiabile e talora commovente, a partire da colui al quale in questi giorni passo il testimone della presidenza, Giorgio Sesti, per continuare con Raffaella Buzzetti, che si è caricata sulle spalle il coordinamento dell’intensissima attività del Comitato Didattico, e Francesco Giorgino, che ha avuto la grande responsabilità di coordinare il Comitato Scientifico e quindi di allestire i programmi dei nostri congressi nazionali, e per finire con gli altri membri del Consiglio Direttivo: Geremia Bolli, Antonio Bossi, Daniela Bruttomesso, Rosalba Giacco, Gabriella Gruden, Davide Lauro, Livio Luzi, Roberto Miccoli, Laura Sciacca, Vincenza Spallone e Giovanni Targher, tutti preziosissimi e fortemente impegnati con vari compiti. Tutti sempre pronti a rispondere alle molteplici esigenze e alle non poche emergenze. Tutti sempre “sul pezzo”, come testimoniato da migliaia di mail, sms e whatsapp che sono circolati in due anni, festività, serate e nottate incluse. Tutti protagonisti perché nella SID non vengono mai meno il confronto rispettoso e amichevole delle opinioni e la rigorosa condivisione delle scelte e delle decisioni. Un mio grandissimo grazie a tutti loro.
Riconoscimento e gratitudine li estendo con piacere anche a tutti gli altri officer della SID, dal Past-President Stefano Del Prato a chi ha operato nei 4 Comitati Societari, dal Coordinatore e dai componenti del Centro Studi ai Coordinatori e ai membri dei Comitati di Coordinamento dei 14 Gruppi di Studio e di Lavoro, dai Presidenti e dai membri delle 17 Sezioni Regionali ai redattori del Journal Club, dai Probiviri ai membri della Commissione per l’Integrità Scientifica e ai Revisori dei Conti. Una fantastica squadra di oltre 200 soci animati dal piacere di regalare un po’ delle proprie capacità e del proprio tempo agli altri. Quello che c’è di bello e nobile nella SID è l’assumersi impegni e l’assolvere tanti compiti senza alcun beneficio economico o ritorno personale ma per il piacere di aver fatto qualcosa di utile per la società e la comunità. È un piacere che in alcune circostanze diventa una gioia quasi palpabile. Una ricchezza per la mente ma anche per il cuore e per l’anima.
Moltissimi ringraziamenti e un grandissimo apprezzamento li esprimo con affetto alle ragazze della segreteria di Roma: Alessia Carbonaro, Barbara Bucchi, Eleonora Germano, Luisa Perrupane, le ultime arrivate Daniela Scodes e Giorgia Ferrucci e Alessia Russo. Quest’ultima è la segretaria esecutiva e da quasi venti anni è l’anima instancabile della SID, una sorta di vestale, custode dei valori e dei principi sacri e inviolabili della società: servizio, efficienza, rigore, trasparenza, onestà, rispetto. Alessia all’inizio del mio mandato, alla mia domanda su cosa servisse per fare il presidente della SID mi rispose che è necessario soprattutto molto coraggio. In breve tempo ho capito a cosa alludeva ma ho anche compreso che servono un grande spirito di appartenenza, uno spiccato senso del dovere e un amore profondo, anzi una passione travolgente per la SID e per quello che essa rappresenta.
La SID è un’amante che chiede molto al suo presidente e ai suoi officer ma che dà moltissimo di un bene incommensurabile: l’appagamento di aver fatto qualcosa per gli altri. Qualcosa che non è dovuto ma è donato. Altri che sono tanti, tantissimi: non solo gli oltre 2300 soci ma anche le migliaia di professionisti non soci che si occupano a vario titolo di diabete e soprattutto i 4 milioni di italiani e i molti milioni di loro familiari che hanno bisogno che la SID produca scienza, conoscenza e competenza e che li tuteli perché ricevano un’impeccabile assistenza. L’attività scientifica in campo diabetologico in Italia è ai primi posti per qualità ed è prima se rapportata ai finanziamenti ricevuti. L’assistenza diabetologica nel nostro Paese è superiore a quella di tutti gli altri Paesi del mondo. Questi risultati, certificati da altri, dipendono anche dal fatto che da 52 anni in Italia c’è lo stimolo culturale, economico e morale della SID. Un acronimo che significa Società Italiana di Diabetologia ma che potrebbe anche essere usato a significare “Serviamo I Diabetologi” oppure “Sconfiggiamo Insieme il Diabete”.
È stato un grande piacere e un immenso onore per me lavorare come presidente della SID per due anni e servire tutti voi in questa veste. Il mio tempo è passato ma la SID continuerà nella sua opera incessante, per voi, per chi verrà dopo di voi e per il bene di tante persone. Un abbraccio a tutti.
Enzo Bonora